ASPETTA! NON INTERVENIRE SUBITO IN UN LITIGIO DI BAMBINI ALLA PARI

Si interviene per paura che si facciano male. Credo che la maggior parte delle volte si interviene per la paura del giudizio degli altri, nel caso dei bambini, degli altri genitori. I bambini su questo sono più autoregolatori di quanto possiamo immaginare, non mettono malizia o cattiveria, stanno testando e misurando a loro modo e dire le capacità di trattenere o lasciare andare qualcosa che hanno da poco conquistato, come un gioco al parco, o tra fratelli e sorelle.

Intervenire SEMPRE e SUBITO quando tra pari i bambini litigano è un errore perché non si permette, non si lascia la possibilità di trovare inizialmente delle loro soluzioni. 

Comunicare e mediare e sapere quando intervenire sono doti genitoriali che si possono acquisire, attraverso osservazione continua e strumenti non violenti per una comunicazione empatica.
Da quando nasce il tuo bambino e la tua bambina hanno bisogno di confrontarsi. Nei prima tre anni di vita il bambino socializza proprio nell’incontro che inizialmente è scontro. 

La condivisione dei giochi è spesso l’unico motivo in cui vedete questa dinamica, ma se voi intervenite subito dove possono fare esperienza di: 

  1. Definire il limite tra mio e tuo, 
  2. Il tempo per l’io e te insieme e separati. 

Se fossero età differenti serve invece l’intervento del mediatore sin dai primi scambi perché la forza di uno o dell’altra è più forte.

Torniamo però alla dinamica di due bambini di 2 anni e prova a lasciare dello spazio prima di intervenire, offriamo la nostra voce, mettiamoci alla loro altezza. 
Solo la continua osservazione ti darà il gancio per inserirti nella dinamica senza togliere esperienza a loro e serenità a te. Negare lo scambio che può avere degli scontri è isolare sotto una campana di vetro un bimbo dai 2 ai 3 anni.

Noti che coincide con la data dei terribili due? 
Quando ha bisogno di definire l’io? 
Quando vede che c’è un pari della sua altezza?

Ecco, sostituirsi a lui ti farà sentire forte e pronta ai suoi bisogni ma a lungo andare non lo lasci sperimentare. Farlo lo so, è difficile.

Ogni mamma vuole così bene al figlio/a che non vorrebbe facesse fatica. La crescita però, soprattutto emotiva, emerge da quella fatica che supportata e condivisa diventa possibilità di rielaborazione della frustrazione.

COSA POSSIAMO FARE?

  • Accompagnare con le parole
  • Offrire più vocabolario
  • Mandare sorrisi e parole di presenza
  • Raccontare le tue esperienze di quando ti sei sentita così come lui
  • Verbalizzare le emozioni
  • Coinvolgere altri genitori in questa dinamica.

I temi di questo blog hanno il desiderio di scuotere e tramettere un messaggio, sono generali, ogni famiglia e ogni mamma va’ accompagnata in modo personale.
Se senti la necessità clicca qui. Il percorso parte sempre dal benessere del tuo bambino e fornendo strumenti di educazione e crescita ne beneficerai come mamma.

Ti leggo nei commenti!
Elisabetta

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